Nella sala Fra Agostino da Crema presso il Museo civico cittadino, s’è tenuta una conferenza di natura storica, riguardante la figura di un personaggio controverso della fine del 800 e degli inizi del 900: Filippo Corridoni (Pausula 1887, San Martino del Carso 1915).
Ad introdurre la serata, il Presidente dell’Araldo Mario Cassi, ha ringraziato il pubblico convenuto per l’occasione, ponendo in risalto l’Associazione Nazionale Volontari di Guerra sezione di Crema; citando in merito le figure di Franco Fadini e di Fortunato Marazzi. In secondo luogo, Cassi ha delineato e presentato il relatore d’eccezione dell’evento, il Dottor Andrea Benzi: Avvocato penalista, ricercatore storico e giornalista pubblicista.
Il Conte Dottor Ferrante Benvenuti, accogliendo l’invito del Presidente Mario Cassi, ha speso parole d’elogio in merito alla figura di Filippo Corridoni, ottenendo in relazione al periodo storico, una Medaglia a ricordo della partecipazione al primo conflitto mondiale del compianto papà Lodovico Benvenuti: ragazzo del ’99, europarlamentare, giurista, giornalista, figura di spicco del panorama politico-giuridico dell’epoca.
Antonio Savino, nelle vesti di Presidente provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro, con un pizzico di emozione di ex servitore dello Stato, ha rimarcato lo spirito combattivo, il coraggio, la sfrontatezza dei volontari e di Filippo Corridoni per motivi connessi all’amor di patria. Da ultimo in ordine cronologico, il relatore Avv. Andrea Benzi ha narrato con profonda cognizione di causa, le tappe salienti della breve ma al contempo significativa esistenza terrena di Filippo Corridoni: Sindacalista, militare, politico, rivoluzionario e giornalista.
Esponente del sindacalismo rivoluzionario e del sindacalismo nazionale, membro del Partito Socialista Italiano che abbandonò successivamente per la scelta neutralista. Divenne un convinto sostenitore dell’interventismo di sinistra, ed amico di Benito Mussolini. Corridoni morì in combattimento, durante la prima guerra mondiale al cospetto dell’Impero Austro-Ungarico.
Fu figlio di un operaio, ricevette una cultura umanistica, in possesso di doti intellettive di una certa rilevanza, proseguì il percorso di studi presso l’Istituto superiore industriale di Fermo.
Nel 1905 giunse a Milano, metropoli in fermento per il nuovo corso della Rivoluzione Industriale, e vi trovò lavoro in qualità di disegnatore tecnico. Nel capoluogo milanese, conseguì la carica di segretario della sezione giovanile del Partito Socialista Italiano di Porta Venezia e, fondò il quotidiano “Rompete le Righe”, approcciandosi con maggiore insistenza alla corrente del sindacato rivoluzionario.
Il giornale ebbe una matrice antimilitare. Data l’avversione alla guerra del quotidiano in questione, Corridoni fu condannato alla detenzione in carcere. Grazie ad un’amnistia fu scarcerato anzitempo e se ne andò a Nizza, dove tesse amicizia con Edmondo Rossoni.
Corridoni scrisse su altre testate giornalistiche, tra cui spicca l’Internazionale di Parma, con cui nacque un rapporto di collaborazione coi fratelli De Ambris. Nel periodo intercorrente tra il 1909-1910, fece il suo rientro in Italia, nel modenese, grazie ad un ulteriore amnistia.
Corridoni subì una sconfitta nel tentativo d’introdurre principi rivoluzionari nel sindacato, si trasferì a Milano, dove riprese il tentativo d’introdurre il metodo organizzativo fondato sulla coesione produttiva e sul ruolo qualificato dell’operatore. Nonostante l’insuccesso, Filippo Corridoni venne riconosciuto come uno dei capi e fondatori del sindacalismo rivoluzionario di Milano.
Nel 1912, fu costituita l’Unione Sindacale Italiana a Modena, dovuta a nuove ondate di scioperi. Personaggi di rilievo che vi confluirono furono rappresentati dai fratelli De Ambris e Di Vittorio.
Nel corso del 1913 nacque a Milano, l’Unione Sindacale Milanese. Furono anni, caratterizzati da uno stretto rapporto di collaborazione tra Corridoni ed i fratelli De Ambris. A Filippo Corridoni gli furono intitolati: un sommergibile, istituti scolastici, associazioni culturali ed è ricordato nella toponomastica di diversi comuni italiani. Tra i quali Soncino.
Gli furono dedicate altresì opere d’arte, ad iniziare dai monumenti (a Corridonia e a Parma); dai busti a Roma nel Parco del Pincio; dalle lapidi (a Bari, a Reggio Emilia). A coronamento della sua breve ma al contempo corposa esistenza terrena, fu decorato alla memoria con Medaglia d’Argento al Valore Militare, decorazione che Benito Mussolini, fece convertire in Medaglia d’Oro nel 1925.